U pringëpë zicchë - Assunta Totaro
Si è tenuta Giovedì 7 Novembre presso il Polo Bibliotecario del capoluogo regionale la presentazione del volume “U pringëpë zicchë. Traduzione in dialetto lucano di Antoine de Saint-Exupéry”.
Il testo è una riproposizione del notissimo racconto per bambini, tradotto in tutto il mondo in oltre 600 tra lingue e dialetti diversi, nei dialetti dell’area Lausberg, ossia le lingue parlate di quella fascia geografica, territorialmente compresa tra i Comuni della Basilicata meridionale e quelli della Calabria settentrionale.
Pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Edigrafema, la traduzione del testo è stata affidata all’autrice Assunta Totaro, insegnante di scuola primaria e collezionista di svariate traduzioni in lingua e in dialetto de “Il piccolo principe”.
La presentazione ci ha offerto l’occasione per una chiacchierata di approfondimento con la prof.ssa Patrizia Del Puente, docente di Glottologia e Linguistica presso l’Università degli Studi della Basilicata, nonché curatrice del progetto A. L..Ba (Atlante Linguistico della Basilicata), attraverso il quale sono state poste le basi per un progetto di ricerca accademica volta ad approfondire la scoperta la conoscenza dello sterminato patrimonio dialettale e culturale della Basilicata; intervista che è possibile ascoltare e vedere integralmente al seguente indirizzo internet: https://www.youtube.com/watch?v=K-sjuWH7bIA
La Del Puente ci ha ricordato che “il testo è stato inizialmente tradotto nel dialetto roccanovese a cura della Totaro, senza un criterio di trascrizione che seguisse delle regole...solo, successivamente, la casa editrice ha contattato noi del Centro Internazionale di Dialettologia affinché trascrivessimo correttamente la traduzione dal dialetto di Roccanova, secondo gli stilemi dell’Adl, l’alfabeto dei dialetti lucani, il quale, pur conservando la maggior parte dei grafemi della lingua italiana, ha dovuto aggiungere dei nuovi simboli per quei suoni che in italiano non ci sono. L’uso di questo alfabeto è indispensabile perché consente di avere lo schema di fonemi e grafemi codificati per la lettura corretta, da parte di chiunque, di uno scritto dialettale locale, esattamente come avviene per gli alfabeti alla base di lingue straniere come l’inglese. Del resto, i dialetti sono lingue la cui peculiarità è quella di aver sviluppato una tradizione principalmente orale e non scritta...”. La cosa più importante “è fornire al lettore una chiave corretta per trascrivere, e trovare le giuste corrispondenze tra un certo grafema e suono corrispondente; ed è in ciò che si attua quel processo di valorizzazione di lingue come i dialetti, ossia farli conoscere al vasto pubblico di lettori e non limitarsi ad una semplice opera di salvaguardia e utilizzo di pochi addetti a lavoro specialisti..”
Tra gli aspetti toccati dalla prof.ssa Del Puente, anche la trasposizione delle lingue dialettali, da semplice oggetto di indagine e ricerca accademica a patrimonio immateriale dell'Umanità riconosciute dall'Unesco...la promozione anche tramite testi scritti le espressioni dialettali dei singoli comuni delle aree interne....







